La Madonnina, statua simbolo che veglia su Milano

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“O mia bela Madunina che te brillet de lontan. Tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan. Sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man”. Certamente tutti i milanesi, e non solo loro, conoscono la celebre canzone popolare di Giovanni D’Anzi. Ma quanti conoscono la storia della Madonnina, la statua simbolo che veglia su Milano?

 

D’altra parte è da diversi secoli che Milano lavora e vive all’ombra della sua “Madunina”. Indubbiamente, oltre che avere una profonda e radicata connotazione religiosa, è anche un simbolo tra i più cari a tutti i meneghini.

 

Non per nulla, è proprio dalla guglia più alta del Duomo che Scipione Bagaggi e Luigi Torelli, durante le mitiche Cinque Giornate del 1848, alzarono il tricolore per segnalare che le truppe austriache stavano procedendo alla evacuazione di Milano. Il vedere la bandiera tricolore sventolare sulla statua della “Madunina”, quindi, rincuorò l’intera città di Milano, oltre che accendere ancor di più l’orgoglio nei combattenti che avevano sfidato l’esercito austriaco.

 

Nel XVIII secolo, il Duomo di Milano era ancora alle prese di continue lavorazioni, il più delle volte interrotte. Essendo, quindi, non ancora completato, era quasi totalmente privo di guglie. Fu l’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli a dare la giusta sferzata. Infatti, fu proprio sotto il suo impulso che il Capitolo della Veneranda Fabbrica del Duomo, il 16 luglio del 1765, prese la decisione di far innalzare, sopra il tiburio che era stato eretto alla fine del XV secolo, la guglia maggiore.

 

Quindi, dopo anni di discussioni, nel 1765 l’opera venne progettata e, successivamente, realizzata dall’architetto Francesco Croce, della veneranda Fabbrica, nel 1769. Fu, perciò, solo allora che il Duomo di Milano arrivò ad avere la sua complessiva altezza di 108,50 metri. Secondo un piano che, quasi certamente, risaliva alle stesse origini del Duomo, venne posta proprio sulla cima della eretta guglia, la statua dell’Assunta. Alta poco più di quattro metri, dunque, la Madonnina osserva Milano da un’altezza complessiva di 108,50 metri.

 

Non a caso, si trova ad avere sguardo e braccia aperte, come ad implorare una benedizione divina nei confronti di Milano. Al di là del suo indiscutibile significato profondamente religioso, la celebre “Madunina”, è divenuta un vero e proprio simbolo della città meneghina.

 

Dalla guglia maggiore del Duomo, letteralmente “dominet Milan” e non solo. Infatti, come ricorda la celebre canzone a lei dedicata, è “Tuta d’ora”, ovvero è interamente rivestita d’oro. Realizzata da Giuseppe Perego nel 1769, è, senza dubbio, una tra le più genuine espressioni del capoluogo lombardo per identificare e, al contempo, esprimere la propria appartenenza culturale. Durante gli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale, fu coperta proprio per evitare che potesse essere facilmente bombardata durante le varie missioni aeree compiute dalle forze aree degli Alleati.

 

Fra il 9 giugno e il 27 luglio 1967, la Madonnina del Duomo di Milano subì un restauro completo che comportò la scomposizione delle lastre di rame, la ridoratura a mordente e la sostituzione della struttura interna in ferro, corrotta, con una nuova struttura in acciaio inossidabile, mentre la vecchia struttura venne spostata nel Museo del Duomo. L’ultimo intervento di ridoratura è stato invece effettuato nel 2012, insieme al restauro della Guglia Maggiore.

 

In pochi sanno, inoltre, che la Madonnina ha un’utilità concreta nel proteggere i milanesi. Infatti, l’alabarda che tiene in mano è un vero e proprio parafulmine perfettamente funzionante che difende il Duomo in caso di maltempo.

 

Ancora oggi è rispettata e guardata dal basso verso l’alto, proprio in onore di una antichissima tradizione che vuole che alcun edificio milanese possa risultare essere più alto della stessa Madonnina.

 

Nel 1774 fu infatti deciso che nessun’altra opera presente in città sarebbe potuta stare più in alto di lei. Fino agli anni ’60 del secolo scorso una legge ad hoc mise un limite alla torre Branca e a quella Velasca, in modo da fermarle rispettivamente a 108 e 106 metri. Con i grattacieli successivi si è poi deciso di superare questo limite, aggiungendo una copia della statua sul tetto del grattacielo più alto, dal Pirellone al Palazzo Lombardia, fino alla più recente Torre Isozaki.

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